main scientific interests
A) Physiological correlates of hypnotizability:
- cortical activity
- sensorimotor integration
- imagery
- cardiovascular control
- cognitive modulation of pain
B) Signal analysis
collaborators
Rita Balocchi Institute of Clinical Physiology, CNR, Pisa
Massimo Bergamasco Scuola Superiore S. Anna, Pisa
Alain Berthoz College de France, Parigi
Giancarlo Carli Dept. Medical, Surgical Sciences and and Neuroscience, Siena
Vilfredo De Pascalis Dept Psychology, La Sapienza, Roma
Vito Di Maio Institute of Cybernetics, CNR, Napoli
Brunello Ghelarducci Dept of Translational Research, Pisa
Diego Manzoni Dept of Translational Research, Pisa
Rita Marinelli Istituto di Linguistica Computazionale, CNR Pisa
Chiara Mocenni Dip. Ingegneria dell’Informazione, Siena
Carlo Palombo Dip. Patologia Chirurgica, Pisa
Giovanni Petri ISI Foundation, Turin
Laura Petrosini IRCCS Fondazione Santa Lucia/Uniroma1, Roma
Fabrizio Piras IRCCS Fondazione Santa Lucia/Uniroma1, Roma
Eugenio Picano Institute of Clinical Physiology, CNR Pisa
Silvano Presciuttini Dept of Translational Research, Pisa
Bruno Rossi Dept of Translational Research, Pisa
Laura Sebastiani Dept of Translational Research, Pisa
Maurizio Varanini Institute of Clinical Physiology, CNR, Pisa
Jean Claude Willer Pierre and Marie Curie University, Parigi
English version coming soon. Stay tuned
Summary
L’attività scientifica di E.L. Santarcangelo (ELS) ha riguardato principalmente lo studio della suscettibilità all’ipnosi come fattore potenzialmente responsabile di una parte della variabilità della popolazione generale. Perciò ELS ha scelto di studiare le differenze fisiologiche tra soggetti di alta (highs) e bassa ipnotizzabilità (lows) nel loro ordinario stato di veglia e anche in assenza di suggestioni. Si prevede di estendere la valutazione ai soggetti di media ipnotizzabilità, che rappresentano la maggior parte della popolazione, al fine di utilizzare le conoscenze acquisite attraverso lo studio del modello “highs vs lows” per la messa a punto di terapie neuroriabilitative e di trattamenti cognitivi del dolore individualizzati.
Gli studi di ELS hanno cambiato la definizione di suscettibilità ipnotica da “tratto cognitivo” predittivo soltanto della capacità di accettare suggestioni (Green et al., Int J Clin Exp Hypn 2005) a tratto fisiologico (3) caratterizzante specifici stili di integrazione sensomotoria, controllo cardiovascolare, relazione tra immaginazione, percezione e comportamento, capacità di modulare esperienza e correlati fisiologici del dolore. Inoltre, ELS ha confutato la teoria biochimica corrente sulla genesi dell’ipnotizzabilità suggerendo ipotesi alternative (3).
I risultati ottenuti da ELS hanno anche contribuito al dibattito sulla natura della risposta alle suggestioni fornendo un supporto fisiologico alle teorie socio-cognitive che considerano il comportamento ipnotico come il risultato di alcuni tratti individuali piuttosto che il passaggio a uno stato alterato di coscienza. In questo ambito, ELS ha dimostrato che la percezione di involontarietà riportata a seguito di movimenti indotti da suggestioni sensomotorie è sostenuta dall’attivazione di circuiti neurali non controllabili dalla volontà e dall’aspettativa e, dunque, corrisponde a una reale involontarietà (3).
Inoltre, l’attività di ricerca di ELS permette di suggerire che l’ipnosi sperimentale (che assume che solo alcuni individui siano capaci di rispondere alle suggestioni) e l’ipnosi ericksoniana (clinica), che assume che tutti possano essere ipnotizzati, possano essere riconciliate sulla base della conoscenza dei correlati fisiologici dei diversi gradi di ipnotizzabilità. Infatti, la conoscenza degli stili di integrazione sensomotoria, della capacità di embodiment dei contenuti immaginativi, delle preferenze sensoriali/immaginative e della rilevanza di alcune variabili situazionali può rendere conto della risposta alle suggestioni di analgesia osservata nei soggetti poco suscettibili all’ipnosi affetti da dolore cronico.
A) Physiological correlates of hypnotizability:
- cortical activity
- sensorimotor integration
- imagery
- cardiovascular control
- cognitive modulation of pain
B) Signal analysis
collaborators
Rita Balocchi Institute of Clinical Physiology, CNR, Pisa
Massimo Bergamasco Scuola Superiore S. Anna, Pisa
Alain Berthoz College de France, Parigi
Giancarlo Carli Dept. Medical, Surgical Sciences and and Neuroscience, Siena
Vilfredo De Pascalis Dept Psychology, La Sapienza, Roma
Vito Di Maio Institute of Cybernetics, CNR, Napoli
Brunello Ghelarducci Dept of Translational Research, Pisa
Diego Manzoni Dept of Translational Research, Pisa
Rita Marinelli Istituto di Linguistica Computazionale, CNR Pisa
Chiara Mocenni Dip. Ingegneria dell’Informazione, Siena
Carlo Palombo Dip. Patologia Chirurgica, Pisa
Giovanni Petri ISI Foundation, Turin
Laura Petrosini IRCCS Fondazione Santa Lucia/Uniroma1, Roma
Fabrizio Piras IRCCS Fondazione Santa Lucia/Uniroma1, Roma
Eugenio Picano Institute of Clinical Physiology, CNR Pisa
Silvano Presciuttini Dept of Translational Research, Pisa
Bruno Rossi Dept of Translational Research, Pisa
Laura Sebastiani Dept of Translational Research, Pisa
Maurizio Varanini Institute of Clinical Physiology, CNR, Pisa
Jean Claude Willer Pierre and Marie Curie University, Parigi
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Summary
L’attività scientifica di E.L. Santarcangelo (ELS) ha riguardato principalmente lo studio della suscettibilità all’ipnosi come fattore potenzialmente responsabile di una parte della variabilità della popolazione generale. Perciò ELS ha scelto di studiare le differenze fisiologiche tra soggetti di alta (highs) e bassa ipnotizzabilità (lows) nel loro ordinario stato di veglia e anche in assenza di suggestioni. Si prevede di estendere la valutazione ai soggetti di media ipnotizzabilità, che rappresentano la maggior parte della popolazione, al fine di utilizzare le conoscenze acquisite attraverso lo studio del modello “highs vs lows” per la messa a punto di terapie neuroriabilitative e di trattamenti cognitivi del dolore individualizzati.
Gli studi di ELS hanno cambiato la definizione di suscettibilità ipnotica da “tratto cognitivo” predittivo soltanto della capacità di accettare suggestioni (Green et al., Int J Clin Exp Hypn 2005) a tratto fisiologico (3) caratterizzante specifici stili di integrazione sensomotoria, controllo cardiovascolare, relazione tra immaginazione, percezione e comportamento, capacità di modulare esperienza e correlati fisiologici del dolore. Inoltre, ELS ha confutato la teoria biochimica corrente sulla genesi dell’ipnotizzabilità suggerendo ipotesi alternative (3).
I risultati ottenuti da ELS hanno anche contribuito al dibattito sulla natura della risposta alle suggestioni fornendo un supporto fisiologico alle teorie socio-cognitive che considerano il comportamento ipnotico come il risultato di alcuni tratti individuali piuttosto che il passaggio a uno stato alterato di coscienza. In questo ambito, ELS ha dimostrato che la percezione di involontarietà riportata a seguito di movimenti indotti da suggestioni sensomotorie è sostenuta dall’attivazione di circuiti neurali non controllabili dalla volontà e dall’aspettativa e, dunque, corrisponde a una reale involontarietà (3).
Inoltre, l’attività di ricerca di ELS permette di suggerire che l’ipnosi sperimentale (che assume che solo alcuni individui siano capaci di rispondere alle suggestioni) e l’ipnosi ericksoniana (clinica), che assume che tutti possano essere ipnotizzati, possano essere riconciliate sulla base della conoscenza dei correlati fisiologici dei diversi gradi di ipnotizzabilità. Infatti, la conoscenza degli stili di integrazione sensomotoria, della capacità di embodiment dei contenuti immaginativi, delle preferenze sensoriali/immaginative e della rilevanza di alcune variabili situazionali può rendere conto della risposta alle suggestioni di analgesia osservata nei soggetti poco suscettibili all’ipnosi affetti da dolore cronico.
In more detail..
Basi fisiologiche e correlati corticali dell’ipnotizzabilità
Gli studi di ELS
a) hanno confutato l’ipotesi di un ridotto catabolismo della dopamina cerebrale da parte della Cathechol-O-Methil-Transferase negli highs (6) e hanno ri-orientato il dibattito sulla relazione tra dopamina cerebrale e ipnotizzabilità (1). Infatti, le caratteristiche cognitive degli highs sarebbero coerenti con un alto contenuto di dopamina (1, 3), che però deve avere un’origine indipendente dall’attività COMT.
b) hanno dimostrato una diversa dinamica corticale in highs e lows attraverso un metodo di analisi non lineare dell’EEG (Recurrence Quantification Analysis, RQA) e hanno indicato il Determinismo del Plot delle Ricorrenze descritto dalla RQA e ottenuto su 1 minuto di EEG come parametro discriminante i due gruppi (11, 4), quindi utilizzabile per una valutazione strumentale dell’ipnotizzabilità rapida e indipendente da operatori esperti nell’uso delle scale di suscettibilità ipnotica.
c) hanno dimostrato diverse strategie di elaborazione di istruzioni di rilassamento in assenza di ipnosi (44 ) così come dell’immaginazione di situazioni spiacevoli sia in ipnosi (41,55) che nello stato ordinario di coscienza (56) . le diverse strategie sono indicate da differenze tra highs e lows differenze nell’attività elettroencefalografica Gamma, che è più alta (41,55,56), o aumenta nel tempo (44), solo negli highs.
a) hanno confutato l’ipotesi di un ridotto catabolismo della dopamina cerebrale da parte della Cathechol-O-Methil-Transferase negli highs (6) e hanno ri-orientato il dibattito sulla relazione tra dopamina cerebrale e ipnotizzabilità (1). Infatti, le caratteristiche cognitive degli highs sarebbero coerenti con un alto contenuto di dopamina (1, 3), che però deve avere un’origine indipendente dall’attività COMT.
b) hanno dimostrato una diversa dinamica corticale in highs e lows attraverso un metodo di analisi non lineare dell’EEG (Recurrence Quantification Analysis, RQA) e hanno indicato il Determinismo del Plot delle Ricorrenze descritto dalla RQA e ottenuto su 1 minuto di EEG come parametro discriminante i due gruppi (11, 4), quindi utilizzabile per una valutazione strumentale dell’ipnotizzabilità rapida e indipendente da operatori esperti nell’uso delle scale di suscettibilità ipnotica.
c) hanno dimostrato diverse strategie di elaborazione di istruzioni di rilassamento in assenza di ipnosi (44 ) così come dell’immaginazione di situazioni spiacevoli sia in ipnosi (41,55) che nello stato ordinario di coscienza (56) . le diverse strategie sono indicate da differenze tra highs e lows differenze nell’attività elettroencefalografica Gamma, che è più alta (41,55,56), o aumenta nel tempo (44), solo negli highs.
Integrazione sensomotoria
ELS ha dimostrato che:
a) l’ipnotizzabilità modula l’eccitabilità del midollo spinale sia in ipnosi che nello stato ordinario di coscienza indipendentemente dalla presenza di suggestioni. Infatti durante rilassamento l’ampiezza del riflesso monosinaptico del muscolo soleo ( 64) e la frequenza di comparsa dell’ onda F nell’ abductor digiti minimi (arto superiore) si riducono solo negli highs (53); al contrario la frequenza di comparsa dell’onda F nell’extensor hallucis (arto inferiore) non cambia (53).
b) il controllo posturale negli highs è prevalentemente centrale; lo stabilogramma diffusionale indica che questo dipende da un diverso range di variabilità del set point delle posizioni del Centro di Pressione (33), mentre le caratteristiche attentive non sono rilevanti (30)
c) esistono gerarchie delle informazioni sensoriali rilevanti per il controllo posturale e la locomozione diverse in highs e lows. Infatti, a parità di percezione di oscillazione del corpo, il controllo posturale degli highs risente delle alterazioni propriocettive (33) degli arti inferiori più di quello dei lows. Tuttavia, in condizioni posturali difficili come su una piattaforma oscillante (26) e nella stazione eretta su una sola gamba (9) il movimento del CoP dei due gruppi non differisce, il che indica che gli highs sono in grado, in condizioni di pericolo, di integrare le informazioni periferiche che altrimenti “ignorano”. Al contrario, come accade per il cammino a occhi chiusi (28) negli highs in stazione eretta il movimento del CoP risente meno che nei lows della variazione dell’ informazione proveniente dai muscoli del collo (35); infine, la stimolazione meccanica ed elettrica del labirinto non produce differenze nella postura (35) e nella locomozione (27) di highs e lows.
Le osservazioni precedentemente descritte (a,b,c) hanno suggerito una diversa efficienza cerebellare nei due gruppi di soggetti (3).
d) negli highs la performance aptica è più efficace che nei lows. Infatti l’esplorazione bimanuale (19,20) di oggetti non familiari e privi di significato ha una maggiore probabilità di condurre al riconoscimento visivo degli oggetti esplorati a occhi chiusi; inoltre, angoli esplorati a occhi chiusi con un dito vengono riprodotti più accuratamente dagli highs (17). La migliore prestazione potrebbe essere legata sia a una maggiore co-attivazione somestesico-visiva sia a una più efficace rappresentazione delle informazioni somestesiche.
e) il senso di posizione è più accurato negli highs (Padilla-Castaneda et al, under revision), che identificano meglio la posizione della mano dopo movimenti attivi, ma non passivi. Questo indica che la differenza è dovuta al maggior rilievo che hanno negli highs le copie efferenti dei comandi motori rispetto all’informazione periferica, che è la stessa per i movimenti attivi e passivi.
a) l’ipnotizzabilità modula l’eccitabilità del midollo spinale sia in ipnosi che nello stato ordinario di coscienza indipendentemente dalla presenza di suggestioni. Infatti durante rilassamento l’ampiezza del riflesso monosinaptico del muscolo soleo ( 64) e la frequenza di comparsa dell’ onda F nell’ abductor digiti minimi (arto superiore) si riducono solo negli highs (53); al contrario la frequenza di comparsa dell’onda F nell’extensor hallucis (arto inferiore) non cambia (53).
b) il controllo posturale negli highs è prevalentemente centrale; lo stabilogramma diffusionale indica che questo dipende da un diverso range di variabilità del set point delle posizioni del Centro di Pressione (33), mentre le caratteristiche attentive non sono rilevanti (30)
c) esistono gerarchie delle informazioni sensoriali rilevanti per il controllo posturale e la locomozione diverse in highs e lows. Infatti, a parità di percezione di oscillazione del corpo, il controllo posturale degli highs risente delle alterazioni propriocettive (33) degli arti inferiori più di quello dei lows. Tuttavia, in condizioni posturali difficili come su una piattaforma oscillante (26) e nella stazione eretta su una sola gamba (9) il movimento del CoP dei due gruppi non differisce, il che indica che gli highs sono in grado, in condizioni di pericolo, di integrare le informazioni periferiche che altrimenti “ignorano”. Al contrario, come accade per il cammino a occhi chiusi (28) negli highs in stazione eretta il movimento del CoP risente meno che nei lows della variazione dell’ informazione proveniente dai muscoli del collo (35); infine, la stimolazione meccanica ed elettrica del labirinto non produce differenze nella postura (35) e nella locomozione (27) di highs e lows.
Le osservazioni precedentemente descritte (a,b,c) hanno suggerito una diversa efficienza cerebellare nei due gruppi di soggetti (3).
d) negli highs la performance aptica è più efficace che nei lows. Infatti l’esplorazione bimanuale (19,20) di oggetti non familiari e privi di significato ha una maggiore probabilità di condurre al riconoscimento visivo degli oggetti esplorati a occhi chiusi; inoltre, angoli esplorati a occhi chiusi con un dito vengono riprodotti più accuratamente dagli highs (17). La migliore prestazione potrebbe essere legata sia a una maggiore co-attivazione somestesico-visiva sia a una più efficace rappresentazione delle informazioni somestesiche.
e) il senso di posizione è più accurato negli highs (Padilla-Castaneda et al, under revision), che identificano meglio la posizione della mano dopo movimenti attivi, ma non passivi. Questo indica che la differenza è dovuta al maggior rilievo che hanno negli highs le copie efferenti dei comandi motori rispetto all’informazione periferica, che è la stessa per i movimenti attivi e passivi.
Immaginazione
ELS ha dimostrato che:
- esistono differenze tra highs e lows nella preferenza immaginativa per le varie modalità sensoriali (39,40,22). Infatti gli highs usano con più probabilità e con maggiore efficacia la modalità somestesica rispetto ai lows. Tuttavia il meccanismo immaginativo di highs e lows dipende dall’ipnotizzabilità ma non dal contenuto dell’immagine mentale (24). Infatti sia durante immaginazione somestesica che visiva gli highs mostrano una diffusa desincronizzazione della banda EEG alpha mentre nei lows si osserva una desincronizzazione nettamente segregata delle bande alpha e theta.
- negli highs l’immaginazione di una stimolazione somestesica è efficace come la stimolazione fisica corrispondente (contatto con una superficie non supportante) nella stabilizzazione della postura (7). Dunque, la trasformazione immaginazione –percezione negli highs è più efficace ed è sufficiente a modulare il controllo posturale
- gli highs possono modulare l’attività di circuiti non controllati dalla volontà e dall’aspettativa attraverso l’ immaginazione (22), a differenza della popolazione generale che può modulare l’attività di circuiti relativi a immaginazioni sensoriali specifiche e a movimenti volontari. Questa osservazione ha consentito di rivisitare il tema dell’esperienza di involontarietà del movimento indotto da suggestioni e di formulare un’ipotesi fisiologica (3) alternativa a quella delle teorie neo-dissociative dell’ipnosi, che attribuiscono la percezione di involontarietà a una barriera cognitiva generata dalla dissociazione tra il cingolo anteriore e la corteccia prefrontale dorsolaterale sinistra. Questo risultato era stato anticipato da esperimenti suggestivi della stessa ipotesi, ma non conclusivi (18, 42,46). Le diverse caratteristiche immaginative di highs e lows potrebbero costituire la base di training immaginativi individualizzati nello sport e nella neuro-riabilitazione. Potrebbero essere anche rilevanti nella preparazione degli script delle suggestioni da utilizzare nel controllo del dolore
- Ci sono differenze nel linguaggio scritto di highs e lows (16). Queste sono state studiate perché le differenze osservate nella preferenza sensoriale e immaginativa suggerivano l’uso di diversi tipi di aggettivi. Tuttavia, non sono state trovate differenze nel numero e nel tipo di aggettivi/verbi usati, mentre si è osservata una significativa differenza nell’uso di metafore, onomatopee e similitudini, che sono molto più frequenti negli highs. Questo risultato indica che l’efficacia del “linguaggio ipnotico”, caratterizzato dall’uso molto frequente di metafore dipenda dall’omogeneità degli script delle suggestioni con lo stile cognitivo dei soggetti e potrebbe aprire nuovi orizzonti alla psicoterapia basata sulla Programmazione Neurolinguistica.
Controllo cardiovascolare
ELS ha dimostrato:
- un diverso controllo dell’attività cardiaca in highs e lows in condizioni di riposo, caratterizzato da una prevalenza parasimpatica e una ridotta partecipazione del sistema renina-angiotensina alla variabilità cardiaca (13, 61).La differenza è soppressa da compiti cognitivi (14)
- una diversa risposta cardiaca al passaggio alla stazione eretta, caratterizzata negli highs da minimi cambiamenti di tutte le bande spettrali, a differenza dei lows che aumentano l’attività simpatica e riducono la parasimpatica (come la popolazione generale), ma non modificano l’attività a bassissima frequenza (32).
- un diverso meccanismo di difesa contro gli effetti cardiaci dell’immaginazione di situazioni spiacevoli in condizioni di veglia (attività gamma aumentata negli highs e diminuita nei lows) a parità di risposta cardiaca (54).Questa non era significativa e indicava un meccanismo di difesa messo in atto da entrambi i gruppi attraverso strategie diverse. Al contrario, la stimolazione spiacevole somministrata agli highs durante ipnosi produceva la risposta cardiaca attesa (55).
- la capacità degli highs, durante ipnosi, di ridurre la risposta cardiaca a immaginazioni spiacevoli presentate in associazione con istruzioni di rilassamento e benessere anche in assenza di cambiamenti dell’esperienza soggettiva di spiacevolezza (38), a sostegno della maggiore efficacia delle tecniche di desensibilizzazione sistematica contro fobie e disturbo post traumatico da stress in questi soggetti, nell’ ambito delle teorie sul ruolo dell’ attività autonomica nella costruzione dell’esperienza.
- una diversa risposta vascolare a stimoli cognitivi stressanti (45,50,51) e alla stimolazione nocicettiva (43) indicata dall’assenza di disfunzione endoteliale (riduzione dell’incremento del diametro vascolare dopo occlusione indotto dalla liberazione di ossido nitrico scatenata dallo shear stress) negli highs nel primo caso (45,50,51) e da una riduzione significativamente minore negli highs rispetto ai lows durante stimolazione nocicettiva (43). Questo risultato, ottenuto a parità di risposta emodinamica (23), indica una maggiore disponibilità di ossido nitrico endoteliale e, insieme con il punto 1, suggerisce una minore vulnerabilità dei soggetti con alta ipnotizzabilità a eventi cardiovascolari.
Controllo cognitivo del dolore
ELS ha dimostrato che:
a) esistono diverse strategie di risposta alle suggestioni di analgesia all’interno di gruppi di highs (59). Infatti in soggetti altamente suscettibili all’ipnosi che ricevono suggestioni ipnotiche di analgesia durante stimolazione nocecettiva capace di produrre un riflesso nocicettivo (R III) possono utilizzare due diverse strategie di elaborazione dell’informazione sensoriale (59). Infatti tutti riferiscono una diminuzione dell’intensità di dolore percepito e ricono l’ampiezza dei potenziali evocati corticali, ma alcuni diminuiscono (come atteso) e altri aumentano l’ampiezza del riflesso nocicettivo.
b) anche i lows rispondono alle suggestioni di analgesia (10), ma con meccanismi diversi dagli highs. Infatti sottoponendo entrambi i gruppi a cold pressor test nello stato ordinario di coscienza, i lows aumentano la tolleranza al dolore senza cambiare né la soglia né l’intensità massima percepita, Dunque le modificazioni psicofisiche sono dovute a modulazione sensoriale negli highs (che modificano congruentemente tutti i parametri) e motivazionali nei lows.
c) la relazione tra livello di ipnotizzabilità ed efficacia delle suggestioni di analgesia è molto meno stretta nei pazienti con dolore cronico che nei soggetti sani (37). Il risultato descritto in (b) rende conto dell’efficacia delle suggestioni di analgesia osservata nei pazienti con dolore cronico di bassa ipnotizzabilità, nei quali la presenza di dolore cronico probabilmente enfatizza la motivazione all’analgesia e, di conseguenza, innesca una risposta placebo alle suggestioni.
d) gli highs sono protetti contro gli effetti cardiovascolari del dolore (43). Infatti riducono la loro funzione endoteliale post occlusione significativamente meno dei lows e la differenza, che indica una maggiore disponibilità di ossido nitrico endoteliale è presente sia in presenza che in assenza di suggestioni, a parità di risposta emodinamica (23) e di polimorfismi del gene promotore di NO-Sinthase (24). Quindi gli dovrebbero essere meno vulnerabili alle complicanze cardiovascolari del dolore.
e) highs e lows non modificano diversamente la loro attività cardiovascolare durante stimolazione nocicettiva associata e non associata con suggestioni di analgesia (23,36) e durante l’immaginazione di dolore (23), nonostante l’esperienza soggettiva durante suggestioni e durante immaginazione sia diversa. Questo è in linea con le osservazioni classiche fatte da E.K. Hilgard negli anni Sessanta con strumenti e metodi di analisi meno sofisticati.
f) nell’esperienza del dolore l’ipnotizzabilità deve essere considerata insieme ad altri tratti che possono interagire con essa (12,5). Infatti, la variabilità nell’attività del Sistema di Inhibizione/Attivazione comportamentale, che è attivo su comportamenti condizionati (quindi ad esempio in soggetti che immaginano/ricordano un dolore precedentemente sperimentato) ed è sostenuto da circuiti limbici, modula l’efficacia dell’immaginazione di dolore negli highs, rendendola simile a quella dei lows. Al contrario, non agisce sull’immaginazione di stimolazioni neutre/piacevoli (12). Una delle conseguenza di ciò è che la teoria dell’ High Risk Model of Threat Perception (Wickramasekera) che assume che gli highs siano più vulnerabili allo svluppo di dolore cronico a causa della loro capacità di rivivere vividamente, ripetutamente, e in associazione con una congruente attivazione autonomica non può più essere sostenuta
a) esistono diverse strategie di risposta alle suggestioni di analgesia all’interno di gruppi di highs (59). Infatti in soggetti altamente suscettibili all’ipnosi che ricevono suggestioni ipnotiche di analgesia durante stimolazione nocecettiva capace di produrre un riflesso nocicettivo (R III) possono utilizzare due diverse strategie di elaborazione dell’informazione sensoriale (59). Infatti tutti riferiscono una diminuzione dell’intensità di dolore percepito e ricono l’ampiezza dei potenziali evocati corticali, ma alcuni diminuiscono (come atteso) e altri aumentano l’ampiezza del riflesso nocicettivo.
b) anche i lows rispondono alle suggestioni di analgesia (10), ma con meccanismi diversi dagli highs. Infatti sottoponendo entrambi i gruppi a cold pressor test nello stato ordinario di coscienza, i lows aumentano la tolleranza al dolore senza cambiare né la soglia né l’intensità massima percepita, Dunque le modificazioni psicofisiche sono dovute a modulazione sensoriale negli highs (che modificano congruentemente tutti i parametri) e motivazionali nei lows.
c) la relazione tra livello di ipnotizzabilità ed efficacia delle suggestioni di analgesia è molto meno stretta nei pazienti con dolore cronico che nei soggetti sani (37). Il risultato descritto in (b) rende conto dell’efficacia delle suggestioni di analgesia osservata nei pazienti con dolore cronico di bassa ipnotizzabilità, nei quali la presenza di dolore cronico probabilmente enfatizza la motivazione all’analgesia e, di conseguenza, innesca una risposta placebo alle suggestioni.
d) gli highs sono protetti contro gli effetti cardiovascolari del dolore (43). Infatti riducono la loro funzione endoteliale post occlusione significativamente meno dei lows e la differenza, che indica una maggiore disponibilità di ossido nitrico endoteliale è presente sia in presenza che in assenza di suggestioni, a parità di risposta emodinamica (23) e di polimorfismi del gene promotore di NO-Sinthase (24). Quindi gli dovrebbero essere meno vulnerabili alle complicanze cardiovascolari del dolore.
e) highs e lows non modificano diversamente la loro attività cardiovascolare durante stimolazione nocicettiva associata e non associata con suggestioni di analgesia (23,36) e durante l’immaginazione di dolore (23), nonostante l’esperienza soggettiva durante suggestioni e durante immaginazione sia diversa. Questo è in linea con le osservazioni classiche fatte da E.K. Hilgard negli anni Sessanta con strumenti e metodi di analisi meno sofisticati.
f) nell’esperienza del dolore l’ipnotizzabilità deve essere considerata insieme ad altri tratti che possono interagire con essa (12,5). Infatti, la variabilità nell’attività del Sistema di Inhibizione/Attivazione comportamentale, che è attivo su comportamenti condizionati (quindi ad esempio in soggetti che immaginano/ricordano un dolore precedentemente sperimentato) ed è sostenuto da circuiti limbici, modula l’efficacia dell’immaginazione di dolore negli highs, rendendola simile a quella dei lows. Al contrario, non agisce sull’immaginazione di stimolazioni neutre/piacevoli (12). Una delle conseguenza di ciò è che la teoria dell’ High Risk Model of Threat Perception (Wickramasekera) che assume che gli highs siano più vulnerabili allo svluppo di dolore cronico a causa della loro capacità di rivivere vividamente, ripetutamente, e in associazione con una congruente attivazione autonomica non può più essere sostenuta